lunedì 7 gennaio 2008

Hall Of Mirrors - "Reflections On Black" - Silentes Rec. - 2007

Se il progetto Amon/Nimh viveva di sangue e terra lanciate alla ricerca dell'indefinibile attraverso il CD 'Sator', la nuova forma artistica del duo Giuseppe Verticchio/Andrea Marutti assume sembianze meno misteriche e relativistiche per addentrarsi nell'oscurità e scrutarne il senso. Così, lo sprofondare di 'Sator' nelle viscere della creazione lascia il posto alla tentazione di dare un nome alle tenebre non per carpirne i segreti, ma per chiamarla letteralmente per nome. Una riflessione in confidenza con un interlocutore ostico, secolarmente prodigo di mutismo e così divertito dal celare un immaginario perlopiù inesistente ma tremendamente rilevante. Questo è a mio avviso lo scopo di 'Reflections On Black', nuovo lavoro che esce a distanza di poco tempo dal precedente connubio artistico. E' il tentativo di dare parola ad un concetto privo di materia, senza corpo, ma in grado di condizionare la vita pur non esistendo. L'oscurità è prima di tutto una proiezione di noi stessi dentro cui raffiguriamo tutte le paure, la stanchezza di esistere e, soprattutto, diversamente, un luogo dove rifugiarsi, curarsi, lontano dalle insidie della modernità. Ed i quattro movimenti presenti nel disco la stratificano, la sezionano fino a farla diventare un unicum filosofico finale che non pretende di dare né cerca risposte, solo essere compreso. La strumentazione è tipica del genere, via di synth, montaggio audio, effetti, tapes etc. con una inaspettata, malinconica chiusura, "Recovery", affidata principalmente alla chitarra elettrica: forse il momento meno ispirato - comunque penetrante - a causa di un ripetersi perpetuo di arpeggi che alla lunga non scuote come nei precedenti movimenti, quelle mete obbligate così intense e tattili. Come sentirsele addosso, come se cercassero di entrarti sotto pelle, farti sentire l'oscurità in tutta la sua dimensione mentre dispensa velate ma percettibili melodie che si struggono da sole all'inverosimile. Non un lamento, ma un canto. Non disperato: consapevole della sua essenza. Gli Hall Of Mirrors tracciano le condizioni per arrivare ad un Nirvana a rovescio dove l'illuminazione non la si raggiunge distaccandosi dalle cose del mondo terreno, ma introiettandosele. Perché il buio aiuta a vedere le cose come realmente sono.

Il peso specifico dell'oscurità.


Recensione già pubblicata su Hardsounds.it

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