giovedì 13 marzo 2008

Kolya - di Jan Sverak. Con Zdenek Sverak, Andrej Chalimon, Libuse Safrankova, Stella Zazvorkova. Colore 105 min. Produzione Rep, Ceca 1996.

Il muro di Berlino crollerà di lì a poco. Siamo a Praga nel 1988.
Un violinista decaduto, Louka(Zdenek Sverak, padre del regista), una volta famoso, sposa una donna russa per soldi. Lei ha solo bisogno di alcuni documenti. Quando la donna scappa via una volta ottenutoli abbandona suo figlio Kolya(che parla soltanto il russo). Louka, un uomo scontroso, ribelle, costretto alla sopravvivenza a causa della sua esclusione dall'orchestra filarmonica di stato per un diverbio con un burocrate del partito comunista dovrà prendersene cura. Al suo terzo film Sverak conferma a pieno il suo talento dirigendo una storia apparentemente semplice ma dagli aspetti di fondo complessi. Rapporto tra due estranei che non parlano la stessa lingua e di età agli antipodi in un contesto storico-politico ancora più ingarbugliato come quello che si è avuto sul finire degli '80. Due estranei, un "invasore"(Kolya, russo), ed un "invaso"(Louka, ceco). Scanzonato, tenero, divertente, "Kolya" è un film sulla paternità e sulla convivenza, sulla forza del sentimento che supera ogni tipo di ostacolo(la polizia segreta alle calcagna che vuole fare luce sul matrimonio "fasullo") e sul caso che con ineluttabile fermezza mette fine ad ogni "ostilità" con le manifestazioni di giubilo per la morte del regime comunista che posiziona tutti i personaggi dalla stessa parte. Oscar come miglior film straniero e lontano da ogni accondiscendenza lacrimevole. Qualche ruffianata, ma ironico, ottimista, delizioso.

martedì 11 marzo 2008

Prima della Pioggia - di Milcho Manchevski. Con Katrin Cartlidge, Rade Serbedzija, Gregoire Colin. Colore 115 min. Produzione Macedonia/UK 1994.

Tre episodi. Tre storie che si intrecciano e formano un unico plot narrativo. Un unico racconto drammatico che scuote l'anima, che ti pulsa nel petto e nella testa alle porte dei conflitti etnici nella ormai ex-Jugoslavia. Conflitti che travalicano i confini ed arrivano in altri paesi separando ed allo stesso tempo unendo destini. Zamira, albanese, si rifugia in un monastero macedone accusata di aver ucciso un uomo.
Anne lavora in una agenzia inglese a Londra. Perderà il marito accidentalmente in una sparatoria e si innamora di Alexander, fotografo macedone tormentato dai suoi stessi scatti e dalla volontà di tornare al suo villaggio anch'esso preda della guerra civile. Struttura complessa che lascia volutamente più di un punto in sospeso mentre il racconto non si ferma neanche in punto di morte. Il senso che si avverte è che la violenza non conosce limiti mentre l'uomo li mostra miseramente tutti. Qui alla seconda prova, Manchevski tiene insieme i tanti fili di un puzzle visivo toccante e lo fa con la maestria di un autore navigato. Sceglie un'ambientazione arcaica, paesaggi mozzafiato e spennellate di colori anticati che ti fanno capire da dove discende il film. E quella scomposizione (a)temporale della sceneggiatura, che rende lo scorrere del tempo la colonna sonora di un insieme di anime destinate a non trovare mai quiete, fornisce materia di discussione a volontà sul concetto del cerchio(finisce lì dove inizia) che non si chiude mai. Davvero un gran film. Leone d'oro a Venezia ex aequo con "Vive l'amour" di Tsai Ming-Liang.

lunedì 10 marzo 2008

Il Segreto di Esma - di Jasmila Zbanic. Con Mirjana Karanovic, Luna Mijovic, Leon Lucev. Colore 90 min. Produzione Bosnia Herzegovina 2006.

La guerra nella ex-Jugoslavia è ancora una ferita aperta e dolorosissima. Esma la vive sulla sua pelle come fosse ieri. Il suo segreto la tormenta, le cicatrici sulla schiena non nascondono quelle ben più devastanti che si porta dentro. Una figlia adolescente irrequieta e ribelle con la quale ha un rapporto di amore smisurato non lenisce quel dolore. E' quella figlia stessa e la sua insistenza nel volere conoscere la vera identità del padre a gettare ancora più sale in quelle cicatrici, fino a quando non arriva il momento di dire la verità. Quando ormai è talmente inaudito il peso di quella verità che in uno scatto di rabbia lo sfoghi anche sulla persona a te più cara. Film bosniaco, "Il Segreto di Esma" è l'affresco sincero di una umanità ancora in cerca di pace. E' una storia tutta al femminile che gronda di disperazione e di attimi di dolcezza, di stenti e delle lacerazioni di un popolo combattuto che non riesce a trovare il suo posto definitivo nella Storia. Una Sarajevo martoriata dove sono ancora visibili le tracce della guerra fa da palcoscenico ad un gruppo di attori che interpreta con intensità ruoli scomodi e non facili. Su tutti la Karanovic(Esma) la quale si dà anima e corpo nel personaggio di una madre che seppur non riesca a sputare fuori la melma che l'insidia l'anima se non nel finale, riesce a trovare in sé l'amore materno quando madre lo è diventata senza desiderarlo.