venerdì 28 marzo 2008

Nimh - "Unkept Secrets" - Silentes Records 2008.

Il nuovo Nimh(Giuseppe Verticchio) è un lavoro in prima istanza sperimentale oltre che evocativo. Ha la forza di sorprendere quando meno te lo aspetti, ma allo stesso tempo riesce a creare visioni inquietanti quanto suggestive. In questi termini 'The Unkept Sectrets' è un paradosso, una figura retorica onomatopeica a rovescio che parte dal presupposto di essere un libro(sonoro) zeppo di termini che inquadrano un gesto, un movimento, un paesaggio, un tormento. Un insieme di sfumature elettroniche, dark, drone, etniche che formano un'azione, generano un'idea, suscitano un'emozione. Come nell'immensa "Visions In Black", tra le migliori composizioni tra quelle che ho avuto modo di ascoltare fino ad oggi di Verticchio in cui un crescendo di tensione arriva al culmine per poi dissiparsi di nuovo: e' un vento minaccioso che fa sbattere porte e finestre durante una sera d'autunno. All'improvviso ti entrano in casa figure tormentate che cantano un lamento disperato, straziante. Poi il vento cala di intensità e la casa si svuota lentamente mentre le ore passano, la notte si presenta ed il cuore ancora ti trema. 'The Unkept Secrets' è un viaggio, il prosieguo di un viaggio iniziato anni fa, nei labirinti dell'anima e della mente, ma anche un viaggio nel senso letterale del termine alla ricerca di quei segreti del titolo in terre lontane, essenzialmente ad est del mondo, in quei posti dove ancora il tempo scorre certo inesorabilmente, ma molto lentamente, fino a dare la sensazione di essersi arrestato. Indicativa l'ultima traccia, "One More Ride On The Merry-Go-Round" dedicata a Tiziani Terzani, scrittore e viaggiatore che dedicò gran parte della sua vita all'Asia ed alle sue situazioni politiche, sociali e soprattutto spirituali: lui stesso affermava la vita è un giro di giostra, ed ogni giro, ogni nuovo giro, te la cambia. Come cambia anche l'ispirazione di Verticchio il quale ci rende partecipi della sua traversata virtuale proprio lì dove Terzani si fermò a vivere. Ad aiutarlo, oltre ad un set di strumenti necessario che marchiano la direzione stilistica ed emozionale, la presenza di una chitarra elettrica utilizzata quantitativamente come non mai, forse, in precedenza. Un ulteriore passo verso la ricerca di uno stato interiore ideale che probabilmente non troveremo mai, ma motivo primo per cui impegneremo ugualmente un'intera vita nel tentativo di raggiungerlo.


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martedì 25 marzo 2008

Onora il Padre e la Madre - di Sidney Lumet. Con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke, Marisa Tomei, Albert Finney. Colore 117 min. Produzione Usa 2007.

Ad 84 anni suonati Lumet ci arriva con ancora tanta rabbia in corpo. Questa sua nuova opera è un inno cinico in cui serpi velenose covano bastardamente dentro la famiglia. Tanto per dirci ancora una volta che il nucleo familiare può essere, di pari passo con un rifugio, anche un qualcosa da cui fuggire perché si perpetrano crimini indicibili. Figli alla deriva in guai economici e sentimentali. Bevitori incalliti e tossici che organizzano una rapina alla gioielleria dei genitori. Da due teste di cazzo non c'era d'aspettarsi filasse tutto liscio. Prima Hank(Hawke) manda a puttane il colpo tirandosi dietro un complice incapace; dopo Andy(Seymour Hoffman) non riesce a tenere a freno la valanga generata dal fratello(e dalla sua mancata organizzazione di un piano b) e mette in moto un vortice di pura follia omicida complice anche una vita interiore e matrimoniale fallimentari. Sarà lui stesso vittima per mano inaspettata. Figli che uccidono i genitori, genitori che uccidono i figli. Con una struttura temporale che rimanda al modo in cui ogni protagonista vive la faccenda, a metà tra flash-back e scomposizione e con fervida lucidità il buon vecchio Sidney inscena una tragedia familiare diabolica dove la devastazione interiore dei protagonisti comporta risultati sconvolgenti. Saltano tutti i ruoli al cospetto di una resa dei conti dove ognuno è a suo modo una belva inferocita alla ricerca di una via salvifica o di vendetta. Charles(Finney), il padre è, forse, metaforicamente, l'unico a trovare quello che cerca in quell'abbaglio finale che lo conduce beffardamente in "paradiso" prima dell'arrivo del "diavolo"(vedi significato del titolo originale del film. Per l'ennesima volta storpiato dalla distribuzione italiana). Bellissimo e con interpretazioni eccezionali(e con la Tomei che per la prima volta si mostra in tutto il suo splendore).