Come un ragazzino di 11 anni finisce al soldo della camorra. La storia di Rosario che vive solo con la nonna nel cuore della Napoli antica raccontata in continuo flash back attraverso i ricordi stessi che Rosario rivive mentre in metropolitana si dirige verso il suo primo "lavoro". Tratto dal romanzo di Diego De Silva, è un film sull'infazia negata e sulle sempiterne ferite di una città che se da un lato tenta di ridare speranza attraverso l'opera di un prete e dei servizi sociali, dall'altro sembra sempre più forte il richiamo della strada e dell'arroganza, della violenza. In un crescendo teso e con uno sgurado fisso sulla storia senza nessuna pretesa di fornire motivizioni sociologiche, i fratelli Frazzi costruiscono un'opera esemplare, realistica, drammatica, con il solo difetto di non essere andati più a fondo sull'assenza dei genitori sfiorata solo all'inizio quando Rosario accarezza la madre in una foto attaccata ad uno specchio. Finale lancinante che in un certo senso, nonostante tutto, ci mostra Rosario ancora attaccato ai suoi 11 anni con la voglia di tirare calci ad un pallone assieme ad altri ragazzini. O che, forse, ammazzare un uomo è già diventata un'abitudine fin dal primo colpo.
3 commenti:
bel film...
a mio parere il difetto, invece, è il film in sè. non mi è piaciuto, segue un gusto troppo televisivo e manca di ispirazione.
Salve a tutti. A me il film è piaciuto anche se è vero che è un pò troppo televisivo.
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