
Curiosità: Il titolo originale del libro, "The Rotter's Club", è preso pari pari dal titolo di un disco degli Hatfield And The North, band progressive inglese attiva nei '70 e più volte citata nel libro.
Vadim Perelman, regista di origine ucraina, dopo anni di pubblicità si affaccia per la prima volta al cinema con un film riuscito a metà. Se non fosse per le corpose prestazioni del duo Kinglsley-Connelly su cui la storia poggia gran parte del suo interesse tecnico-emozionale il film rischierebbe, probabilmente, di essere ricordato solo come una pellicola d’esordio. Una casa arroccata sulle alte coste della California che guarda da lontano il mare è il perno attorno a cui si muove l’intera vicenda. Un luogo dove si consumano speranze ed illusioni nell’attesa di ritrovare quello che in passato si aveva e che il destino, purtroppo, ha in seguito privato. A contendersela sono Kathy(Connelly), proprietaria dell’immobile abbandonata dal marito e preda della tossicodipendenza, ed un ex colonnello dell’aviazione iraniana immigrato con famiglia, Massoud Behrani(Kingsley). In un crescendo di tensione narrativa che Perelman riesce a tenere a bada solo grazie all’apporto dei protagonisti, si inscena un conflitto tra i due che condurrà ad un tragico finale. La storia ha diversi punti iniziati ma non portati a termine come, ad esempio, in tema di attualità, le difficoltà di comunicazione tra due mondi agli antipodi che si incontrano e si scontrano; ha un tema di fondo non abusato al cinema come quello del possesso di un immobile ma che viene solo figurato come un pretesto per mandare avanti il racconto e non un vero e proprio motivo di approfondimento delle due anime in gioco. Sicuramente Perelman ha il merito di non schierarsi con nessuno dei due contendenti, ma sono questi ultimi che a dare vigore ad una volontà comune eccessivamente poco chiara tanto da ridurre la casa ad un trofeo da conquistare per abbattere il passato, piuttosto come un luogo dove potere vivere e ritrovare serenità ed un minimo di dignità. Un film da vedere, tratto dal best-seller omonimo di Andre Debus III, e con qualche scena anche credibile, ma fitto di un lirismo algido che oltre al distacco crea anche poca apprensione per gli eventi a causa di una lentezza narrativa troppo esasperante. Magistrali le prove di Connelly e Kinglsley e film candidato a tre premi Oscar.