Da una costola di "Hong Kong Express" Kar Wai ne ricava un altro film sulla solitudine. Una riflessione amara sull'incapacità del rapportarsi agli altri e sui sentimenti che non trovano sfogo. "Angeli perduti" è uno sguardo alienato e desolato sull'esistenza ritratto con telecamera in spalla, dilatazioni di immagini e filtri, ralenti. Estetica da videoclip come il regista ci ha abituato. Un universo onirico malinconico sullo sfondo di una Hong Kong stralunata e perennemente notturna. Storia di tre personaggi che non riescono a trovare posto nella società che li ospita, ognuno con la propria vita fatta di affanni, di dubbi e che grazie al Caso si incontreranno non sapendo nulla dell'altro. Un tragico epilogo ed un lampo di luce sul far del mattino rappresentano un finale mozzafiato: soprattutto l'immagine di due dei protagonisti lanciati in moto mentre albeggia è poesia pura. Un film disperato e di appena accennata speranza che non disdegna momenti divertenti e bizzarri ma sempre in una prospettiva che relega il protagonista in un'ottica solitaria, inadatto all'affettività. Angeli che cadono, desolati, turbati. Piccole anime che perdono la partita con la vita e che cercano una via salvifica tramite la cognizione del dolore prima e la fuga attraverso esso dopo.
6 commenti:
ho capito, tu vai matto per Wong Kar Wai. come darti torto!
Hai capito bene. :-)
sembra un gran bel film...
Al di là dei gusti personali penso che qualsiasi film di Wong Kar Wai meriti almeno una visione.
Ciao stone, ci si rivede. :-)
Sì, è ancora più disperato e notturno di "Hong Kong Express". Molto bello anche questo, anch'io amo molto WKW!
eh sì... un ritorno di fiamma :-)
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