Daniel Plainview, un cercatore d'argento di inizio secolo scorso nella desertica California che comincia a trivellare in cerca di petrolio. Diventerà un ricco produttore di oro nero. Un petroliere. Diventerà soprattutto un cinico, un bastardo, tradotto in un linguaggio corrente e spregiativo. Un film assolutamente fuori da ogni standard produttivo commerciale con cui Anderson si prende la sua bella dose di rischi. In fondo è questo il suo cinema se si pensa a "Magnolia" ed in particolar modo a "Boogie Nights". Irriverente, spietato, al limite del paradosso. Qui prende a pretesto il contrasto tra potere economico e fanatismo religioso e ne ricava una umanità schiava di sé stessa, avida, arida e maledetta. Non c'è posto per i sentimenti se non in un rapporto padre-figlio articolato e difficile che alla fine avrà comunque la sua amara conclusione. Cupidigia. Assenza di valori. Plagio. L'assoggettare persone con un concetto spirituale che va di pari passo ancora oggi con l'accumulare ricchezza. L'esercito delle infinite chiese e credi americani che qui trova la sua perfetta rappresentazione. E' questa la nascita di una nazione, quella che ancora oggi si rispecchia in Plainview e Eli Sunday(Paul Dano nella parte del predicatore), ma moltiplicatasi in maniera esponenziale. Profitto, profitto, profitto. Potere, potere, potere. Fotografia magistrale, scene di una bellezza straripante(quella dell'esplosione del pozzo la ricorderemo a lungo) ed interpretazioni da brivido. Quella di DD Lewis. Maestoso. Gli ultimi quindici minuti del film te li senti addosso, dentro. L'attore inglese entra nella leggenda. Un film senza macchia alla soglie del capolavoro assoluto. La rappresentazione di un cuore di tenebra. Beffardo ed insolente che oltre a scavare nel terreno scava dentro di sé trovando man mano sempre più buio. Petrolio nella terra, pece nelle sua anima. Oscurità ovunque.
Daniel Plainview: alcune volte guardo gli uomini e non ci trovo nulla di interessante.
Come darti torto.
12 commenti:
Basta. Mi arrendo. Vado a vederlo. Se anche tu ne parli bene...
Vai, Martin, vai. Ti rimborso il biglietto nel caso non dovesse piacerti. :-)
A me non è piaciuto molto (come i film precedenti di Anderson, d'altronde), ma il finale in effetti è bello.
p.s: vorrei linkare il tuo blog sul mio, ma qual è il titolo? "La mia stagione in perdita" o "L'anima di un uomo"? Ciao!
Ciao Christian, "La mia stagione in perdita" va bene. Grazie per la visita.
Ricambio e ti linko. :-)
shadowland...non è che lo rimborserewsti a me??? ;)
il film non è brutto, affatto. ma non mi ha colpito come a tutti voi altri cineblogger.
Per te non vale, Mario. L'hai già visto. :-)
Magari dovresti rivederlo una seconda
volta. Non dovesse colpirti lo stesso, beh, pazienza. :-)
Vogliamo parlare dei primi venti minuti di totale silenzio, davvero folgoranti? Io sono rimasta pietrificata...
Ale55andra
Si, Ale. Da bocca aperta anche la parte iniziale.
Ti prendo in parola allora.
Dopo il weekend vedrai la mia cinepillola e avrai la risposta.
Ottimo, Martin. Aspetto le tue impressioni, allora.
vado in settimana e torno per un commento più serio..leggendo così sembra davvero strepitoso!
bello bello bello!come la tua recensione che mette in luce i punti davvero importanti!davvero gran film!
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